mercoledì 11 giugno 2014

Lecce e Otranto, con shok.

Oggi giornata itinerante. Sveglia presto e via, seguendo le indicazioni stradali e senza una mappa verso Lecce, detta ormai amichevolmente in famiglia Licce.
Oramai per noi è un must: navigatore in panne, mappe a casa, e ci lasciamo guidare dalla creativa segnaletica pugliese.

Lecce ci accoglie con i suoi bei Giardini Pubblici, che oltreppassiamo come divi del cinema (vedi foto a fianco) verso la Basilica di Santa Croce, che ammiriamo in tutte le sue potenzialità, nonostante sia fasciat dai ponteggi. 
Si capisce subito che il valore di questa città è la pietra, il leccisu, un mix tra la porosa arenaria e il caldo tufo. La sua plasmabilità permette inauditi capolavolri di cesello che hanno fatto il barocco leccese.
Ci incamminizamo alla ricerca di piazza Sant'Oronzo, nome che io sento per la seconda volta in vita mia, ma che qui, sembra andare per la maggiore... La piazza è un'anomalia urbanistica: snodo di traffico, edificio misto gotico e rinascimentale in pietra candida sede dell'ufficio informazioni, un grande edicio razionalista in mattoni rossi e un teatro romano ormai sotto il livello della strada. Indecisi su cosa ammirare, ci siamo dati alla consumazione del pasticciotto leccese in una ottima pasticceria Caffè Alvino. Posso dire: boooonooooooo! L'ho preso alla crema pasticcera al limone ed era speciale, la Maghetta s'è fatta un maxi bignè e non ne ha ceduto nemmeno un morsino! Rifocillati, siamo entrati in bocca alla città, per entrare ed uscire da bellissime chiese come Sant'Irene e il Duomo, ma anche nei negozi, come Liberrima Kids oppure nel bel negozio di gioielli di cartapesta, arte tipica della città. A pranzo, in un ristoro trovato lungo la strada principale, abbiamo mangiata la famosa puccia leccese, che altro non è che un panino ripieno di tutte quelle cose buone che di solito si trova negli antipasti misti. Io però non mi son fatta mancare il purè di fave ;-).

Non contenti di tutte queste bellezze e bontà ci siamo diretti verso Otranto e il suo Castello Aragonese - fatto dagli Aragonesi per citare il cicereno su risciò al quale siamo passati vicino - a picco sul bel mare chiaro. La città è deliziosa e piena di negozini di souvenir anche interessanti e originali... ho visto orecchini bambola metropolitana - come direbbe la Marini - con un retrogusto di bon ton alla stessa cifra del nostro affitto a Casa la Strea per la settimana di ferie... Ma imprescindibile è la cattedale e il suo splendido mosaico sul pavimento. Bestiari medievali e l'albero della vita sul quale mia figlia a saltellato da un leone a una lingua di fuoco, bellisimo!

Tutto bello tranne lo shok finale.
Avevo messo il biglietto del parchimetro sul cruscotto della macchina, si, ma al contrario. Ci abbiamo trovato una bella multa, avevamo parcheggiato a duecento metri dal comando dei vigili urbani. Vigili, che ovviamente all'ora in cui sia andati a bussare erano chiusi. Sfiga, distrazione o sbadataggine? Quello che è, ma comunque non me lo meritavo. Ci starò più attenta e consideriamo questi 28 euri una donazione al comando dei vigili urbani di Otranto. Argh!

ps. le foto, se mai meriteranno, verranno poi.

2 commenti:

Baol ha detto...

Prova a mandare una raccomandata con la segnalazione al comando dei vigili di Otranto

Lafrancese ha detto...

vabbé, è andata, ho pagato.
Un obolo alla mia sbadataggine!
...mi son fatta pure una ventina di minuti alle poste di Porto Cesario, più socializzante che una settimana di campeggio!

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