domenica 28 dicembre 2014

Tour invernale della Sicilia: Siracusa

Leggi anche Tour invernale della Sicilia prima parte (Trapani, Erice, Marsala) seconda parte (Agrigento, Ragusa e dintorni)

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Siracusa è una perla candida ed imperfetta, proprio per questo unica e splendente. 

Candida, come la pietra chiara con cui è realizzata la sua Cattedrale.
Il Duomo di Siracusa è la chiesa più bella che ho visitato in questo tour invernale della Sicilia (dal quale Palermo è tappa esclusa, sia chiaro). Presenta incredibili stratificazione del suo secolare uso a luogo di culto: le colonne greche, le fortificazioni normanne e la facciata barocca. Le colonne ti si rivelano dalla muratura con i loro capitelli e ti lasciano senza parole. La merlatura normanna sormonta gli architravi tra gli intercolumni e gli ornamenti barocchi si adagiano in facciata con rispetto alla sobrietà dei loro predecessori.
Anche le decorazioni di Natale sono sobrie a Siracusa ed in particolare in nella sua piazza centrale dove troneggia un albero ligneo a spirale non toglie luce alle facciate e al loro splendore.
Siracusa è elegante, un po' come una bella donna nel pieno della sua maturità, che ha imparato a padroneggiare le sue bellezze.

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In generale, ho avuto la percezione che sia in corso, o che in parte ci sia già stata, un’operazione di recupero del suo centro storico. Una di quelle operazioni economiche urbanistiche che trasforma case vecchie e abbandonate in atelier di artisti, b&b, hotel di charme, ristorantini insolti e curiosi ecc. Ma il risultato, almeno per quello che brevemente ho potuto percepire io, non è quello fasullo ed infiocchettato. Siracusa è una città schietta, sincera ed elegante nella penisola di Ortigia, che non nasconde la più ampia città che porta alle spalle.

Del fiorire dell'offerta gastronomica abbiamo avuto solo una vaga impressione perché... “è Natale anche per loro!” ed i numerosi ristoratori erano a far festa a casa loro, ma per fortuna le gastronomie abbondano! Conclusione? Non abbiamo potuto mangiare dove volevamo, ma solo dove era aperto, ma non siamo morti di fame. Risultato? Non vi possiamo consigliare un ristorante ma la città vale dunque una visita di un paio di giorni anche in inverno.

Il Parco archeologico vanta un bellissimo teatro greco con vista mare, ben conservato, con alle spalle resti di catacombe. Sembra che Siracusa sia pari solo all'Urbe per la quantità e buono stato di conservazione delle catacombe, non solo in prossimità del Parco. Noi ci siamo fermati al teatro. Sicuramente sbaglio, ma non riesco ancora ad apprezzare i luoghi di tumulo cristiani.

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Magnifico, da rimanere senza fiato e anche con un po' di timore, è l'orecchio di Dionisio, una grotta artificiale nel parco archeologico dall'acustica eccezionale. Io timorosa, mia figlia come nella pancia della mamma e mio marito ha sbattuto - quasi - la faccia alla parete rocciosa, fate un po' voi?!

Indispensabile la sosta alla Chiesa di Santa Lucia al sepolcro in Piazza Duomo, dove è custodito un bellissimo Caravaggio Il seppellimento di Santa Lucia. Controllate gli orari perché non sono facilissimi, ma il disagio sarà ricompensato. È un opera della fase terminale del Merisi, sembra incompiuta, ma il rosso della sciarpa e la rozzezza dei muscoli degli uomini in primo piano hanno una forza decisa.

Abbiamo visitato l'acquario davanti ai maestosi esemplari di Ficus Magnolioides, ma a meno che non abbiate un figlio appassionato di pesci, non ve lo consiglio particolarmente. Lì davanti anche alcune vasche dove crescono i papiri. Interessante la leggenda greca collegata alla fonte Aretusa.

Calorosamente consigliato invece è il teatrino dei pupi nel quartiere della Giudecca. Piccolo ed accogliente, offre spettacoli pomeridiani. Un po' cruento per i piccoli, ma se ben preparati possono reggere allo sferragliamento dei Paladini di Francia, ottimo per i grandi. La Giudecca è l'antico quartiere ebraico. Sembra che siano stati rintracciati i bagni rituali ebraici, ma noi che giriamo a naso e poco preparati, non siamo riusciti a trovarne la sede e quindi niente visita. Per il resto è un intricato dedalo di stradine, dalle pietre corrose e dalle esuberanti piante davanti ai portoni di casa. Un quartieri abitato e vissuto e questo comunque è cosa rara ed assai piacevole.

Sembra, a sentire il nostro accogliente padrone di casa, che ci siano altre cose interessanti da fare a Siracusa, dal museo di Archimede al giro in parca di Ortigia, fino anche al Santuario della Madonna delle Lacrime, ma magari, non nei giorni del 24, 25 dicembre, quando tutto è chiuso, perché il Natale è per tutti.
Passeggiate, godetevi questa città, forse è la cosa migliore da fare, soprattuto nei giorni di festa. 

lunedì 22 dicembre 2014

Tour invernale della Sicilia: Segesta, Mazara, Selinunte, Agrigento e Ragusa.

Eccoci al secondo pit stop di questo tour invernale della Sicilia. Qui il primo racconto.

Ne abbiamo macinati di chilometri sotto le suole e di calorie sotto i denti!

Andando a ritroso, dalla meta più recente a quella più lontana, stiamo godendo la digestione di un'ottima cena a Ragusa Ibla!
Ci sembra di aver capito che da queste parti si gusta meglio la carne e le verdure del pesce. Del resto, siamo a 15 minuti di auto dalla costa più meridionale della Sicilia. Due ristoranti diversi per cena e per pranzo, ma medesimo risultato di gran soddisfazione e gusto: Il Barocco - ristorante pizzeria con ampia scelta e valide proposte - e La bettola, piccola trattoria a conduzione familiare.
La città di Ragusa Ibla è una chicchina da presepe, con la maestosa chiesa barocca che domina la piazza dalla sua maestosa scalinata. Dietro si articola un dedalo di viuzze tra scale di sali e scendi e un'altra parte di città più regolare ma ugualmente ben tenuta e valorizzata.

L'impressione arrivando a Ragusa è stato quello di trovarsi in un territorio effettivamente diverso dalle altre provincie visitate, mi è venuto da dire "la svizzera della Sicilia". È tutto molto ordinato. Non solo la città, ma anche la campagna attorno, i monti Iblei. Arrivando da Gela, dalla superstrada, Ragusa non si vede. È nascosta, ti appare tutta insieme come per incanto. Arrivi alla città alta e ti trovi a scendere scendere scendere fino a quanto ti appare questo cucuzzolo urbanizzato davanti. Una soddisfazione incredibile per gli occhi.
Il tragitto di strada che abbiamo fatto tra Agrigento e Ragusa è stato costellato da una diverse tipologie di paesaggio. Quello prossimo a Ragusa è effettivamente il più ordinato e incredibilmente regolare. Campagne brulle e verdi che sembra di essere in Irlanda, con la differenza che hai sopra di te un cielo limpido e azzurro, un caldo sole e un vento caldo che spira dal male. Muretti a secco separano i poderi di erba verde smeraldo, tanto che sembra di essere nel vercellesse e mirare risaie.
Una campagna oggettivamene bella, la cui bellezza è sicuramente amplificata dal contrasto con il paesaggio della devastata periferia di Gela, d maleodorante di petrolchimico.
La parte tra Agrigento e Gela ci ha colpito per la distesa di serre e culture a vite - immagino di passito perché coperte da reti. Il risultato è quello di passare al centro di campagne immense rivestite di plastica bianca e rilucente di sole delle serre, dentro pomodori zucche e peperoni.

Agrigento è una città che al primo colpo d'occhio sembra bruttissima. Per qualcuno lo può rimanere anche al secondo. Noi ci abbiamo dormito due notti, in un b&b del centro. Abbiamo girovagato per i suo vicoli che salgono e scendono - con passeggino ed infante a bordo di 19 kg - abbiamo percorso la sua Via Atenea e il Viale della Vittoria più volte durante il soggiorno. Ci siamo persi un paio di volte nei suoi obbligati sensi unici. Posso dire ora che è una città con un suo carattere e con una sua particolarità urbanistica. Il suo profilo sul promontorio antistante la Valle dei Tempi ricorda quello di Assisi, i suoi terribili palazzi anni Sessanta Settanta ricordano Genova insieme a qualche Carrugio. L'impatto che si ha dalla strada arrivando ricorda Perugia e il sali e scendi per i suoi vicoli può dare l'idea della Vecchia Lione. Ma dentro è solo Agrigento, ed è unica.
La Valle dei Templi, nemmeno a dirlo, è bellissima. Non saprei dire se è più stupefacente la disposizione paesaggistica dei tempi sulla collina o il colore caldo della pietra e la quantità di reperti. Era quello che mi aspettavo, la magnificenza greca e la sua grandiosità. Ho apprezzato molto l'Icaro caduto di Igor Mitoraj e il giardino della Kolimbethra restaurato grazie al contributo del FAI. Gastronomicamente parlando Agrigento ci ha dato qualche chilo in più, e di questo efficientissimo nutrimento possiamo ringraziare A'Putìa Bottega siciliana per il sano e gustoso aperitivo, Naif per l'ottima carne e ExPanificio per le sarde alla beccafico e i dolci del monastero di Santo Spirito.

Ma ci eravamo preparati ai templi di Agrigento, visitando Segesta prima e Selinunte poco prima. Entrambi molto belle. Segesta, poco distante da Trapani, è un piccolo ma ben mantenuto sito, dove in una posizione panoramica sul Castellammare del Golfo si può ammirare un delizioso teatro e un tempio dorico ben mantenuto. Il tempio ha mantenuto solo l'ordine esterno delle colonne e non si può visitare all'interno, almeno in questa stagione. Selinunte, nel comune di Castelvetrano, è invece un sito immenso, che oltre ad un tempio ben mantenuto ne ha altre due in maestose rovine e una grande acropoli con ancora ben visibile parti di pavimentazioni e mosaici. Di questa stagione la si può visitare anche in macchina, altrimenti, gambe in spalle e andare... La Maghetta è ormai diventata una cacciatrice di tempi!

Altro non ci resta che citare la sobria e al contempo insolita Mazara del Vallo. Sembra essere la città più nord africana della Sicilia. La sua numerosa flotta di pescherecci attira immigrati tunisini e la città riflette nelle sue forme questo stretto legame. Una bella piazza dalla chiesa barocca, manco a dirlo vero, e tutto un retro di viuzze e case basse con passaggi stretti e ben decorati da piastrelle e maioliche incastonate nell'intonaco. Abbiamo mangiato in un ottimo ristorante vicino alla stazione La bettola e mangiato ottima pasticceria - tra cui lo stupefacente cannolo grezzo - alla pasticcera Mangogna. Ci siamo persi ahimé il couscous di pesce, alla maniera di Mazara, sembra che in bassa stagione non valga la pena preparne. Ma come dire, non ci possiamo certo lamentare, potevamo mangiare meglio che in Sicilia?

mercoledì 17 dicembre 2014

Tour della Sicilia in inverno: Trapani, Marsala ed Erice

Dopo aver mancato i racconti delle vacanze estive in Corsica e nelle Marche, eccoci che torniamo a meno di sei mesi dall'ultimo post (!!!) per raccontarvi il nostro viaggio di nozze fuori stagione (argh! di nozze, avete letto bene!) niente popò di meno che... in Sicilia!

Ufficio postale di Trapani Veniamo al dunque, prima tappa Trapani! Primo volo per la Maghetta e tanta emozione anche da parte sua e nostra. Valige un po' improvvisate dopo l'ultima fatica della festa di matrimonio ;-)
Potrei aprire una rubrica interessate della serie "cose imperdibile da non lasciare a casa quando viaggi d'inverno con un bambino"... Esempi? Copertina per quando si addormenta sul passeggino, oppure sciroppo per la tosse,  cappelli e guanti di ricambio perché un solo paio finirà subito nelle pozzanghere... e potrei andare avanti a lungo.

Ma veniamo alla città e alle impressioni da fermare. Siamo arrivati che c'era il sole, un clima mite e le strade bagnate nell'ora della siesta pomeridiana oltre ai negozi chiusi. Niente orario continuato se non per la grande distribuzione fuori città. Città turistica sì - ma o a causa della bassa stagione o per la vicinanza con l'Africa - sembra andare più lentamente. Nella passeggiatina che abbiamo fatto tra la merenda e l'aperitivo, Trapani ci si è concessa come una bella cittadina, dal centro storico valorizzato e ripulito. Sembra ci sia stata una bella e funzionante operazione di recupero degli edifici e dei monumenti tra Via Torrearsa e Corso Vittorio Emanuele. A sentire dalla nostra datata guida cartacea è una operazione precedente il 2006. Complimenti alla città dal bel Palazza Senatorio con i due orologi e il suggestivo passeggio sulle Mura di Tramontana.
Le foto guardale sul web che ho scordato a casa anche il cavetto per scaricarle dalla mia anziana macchina fotografica.
Bella Trapani! ...ho osato definirla "borghese", perché la mia impressione è stata quella di una cittadina florida la cui popolazione urbana si è fatta ricca grazie alle sue fertili terre intorno e dal suo pescoso mare.
Dopo la bella merenda a base di cannoli di ricotta - come resistere! - siamo riusciti ad andare pure a cena e siamo stati ben fortunati ad imbatterci per caso nel Ristorante Al Vicoletto. Abbiamo assaggiato prodotti di tonnara insieme ad una speciale caponatina trapanese, ed abbiamo ricevuto il nostro battesimo con le busiate, questa pasta fresca tipica trapanese che è una via di mezzo tra il bucatino e il fusillo. Non ve la immaginate? Correte a Trapani, cosa aspettate!

Ma non siamo certo gente che si dorme sull'allori, qui da vedere - e soprattutto da mangiare, ci sono un sacco di cose e robe buone!
Non potevamo certo perderci Marsala, proprio adesso che ci stiamo imparentando con uno dei Mille! Più raccolta di Trapani ma ugualmente deliziosa e ben tenuta è la città che la Camicia Rossa scelse per approdare in Sicilia. Ci sarebbe piaciuto tanto poter vedere anche il Museo Archeologico che raccoglie i maggiori reperti rinvenuti della città fenicia ma con la Maghetta a bordo del suo carretto quattro ruote rischiavamo di farne un'altra noi, di guerra punica e di distruggere la famosa nave recuperata al largo delle Egadi nel 1971. Alcune foto qui che danno l'idea di come anche solo l'edificio - ex stabilimento vinico del '900 - avrebbe meritato ben un visita! Oh voi turisti senza figli piccoli godetevi questo spettacolo!
Busiate in biancoDopo la passeggiata per le vie delle struscio ci siamo fermati a pranzo alla Trattoria Garibaldi e non abbiamo resistiti al buffet di antipasti modello anni '80 e alla specialità della casa, cous cous di pesce! Mezza porzione però! che qui vogliamo assaggiare tutto senza tornare a ruzzoloni a casa! La nostra adorata peste invece ha voluto le busiate in bianco e manco a dirlo le mani affondavano nell'olio siciliano!
Devo dire che il couscous era assai diverso da quello che mi aspettavo, quasi farinoso perché i chicchi, seppur ben cotti erano tra loro ben staccati e non legavano affatto, e il sugo assai pomodoroso mi ha lasciato un po' perplessa, solo un po' perché nel piatto non c'è rimasto niente. Ho rischiato anche la dentiera per spezzare la chela di un granchio, ma per fortuna il cameriere premuroso mi ha portato le pinze. Cibo buono e trattoria vecchio stampo, accogliente e curiosa, come i commensali che avevamo attorno. Viva Marsala!


Ma nemmeno a pancia piena ci siamo arresi alla pioggia che si è intromessa tra noi e la Sicilia. Nel pomeriggio abbiamo preso la funivia per Erice e sembrava di essere arrivati a Frittole, millequattro, quasi millecinque. Leonardo non c'era, e se c'era non lo abbiamo visto per la nebbia. Il paese è delizioso, tenuto come un borgo di un presepe, con una pavimentazione in ciottoli che penso sia unica al mondo, bellissima! ...e a proposito di presepi, abbiamo trovato questa manifestazione EricéNatale. Maghetta si è incantata a vedere l'uomo che fa il pane, quello dei vasi e pure una cucina tutta allestita del Regio Presepe monumentale meccanico davanti al Polo Museale.
 Ma torniamo al nostro perlustrare il borgo dalle belle pietre. Il Duomo e la sua Torre sono bellissimi, di un romanico massiccio e serafico nella sua monumentalità squadrata. Bello e chiuso, come un po' tutto di questa stagione a Erice. Tutto ma non Maria Grammatico, che ci ha rifocillato ed ingrassato con la sua pasticceria ed in particolare con le genovesi calde. Le genovesi sono un po' come le campigianine, per chi le conosce.  Cosa dire, io ho goduto così tanto a mangiare quella crema calda dentro la frolla così friabile e dolce che ho dovuto fare il bis ^_^ avrei voluto fare il tris ma ancora sono un po' timida nel farlo davanti a tutti e quindi volevo optare per la scartatina da portare a casa. Ma il mio neo-marito mi ha fatto puntigliosamente notare che "questi sono prodotti da apprezzare in loco, che senso ha portarseli a casa"... io non ho voluto discute e ingrassare ulteriormente lì su due piedi, ma secondo me avrebbe avuto senso, trovarmi ora, nella nostra camera del residence a scrivere qui sul blog tra le briciole di pasta di mandorle... mi rifarò in futuro, ne abbiamo di tempo e di voglia di conoscere la Sicilia!

domenica 29 giugno 2014

Cosa serve (per stare comodi) in campeggio con i bambini - ovvero la famiglia Quechua (accettasi sponsorizzazione!)

Prove generali riuscite.
Week end esperimento in tenda andato a gonfie vele!
Almeno mi sembra... è domenica pomeriggio, siamo tornati poco prima di pranzo e  la bambina è piazzata dalla nonna, il consorte se la dorme sul divano, io disfo le borse e redigo la LISTA DELLE COSE PER STARE BENE IN CAMPEGGIO CON LA FAMIGLIA:

  • tenda, consigliabile se siete over 40 che vi si possa stare in piedi, per cambiarsi e per cambiare la prole... Noi abbiamo investito centoeuri in questa
  • materasso gonfiabile, più alto è, meno soffriranno i vostri menischi e i vostri glutei... Quechua pure lui...
  • sacchi a pelo, per tutti e tre, i nostri matrimoniali e quello per la Maghetta è più corto, ma cmq lei ci si rigira un paio di volte. È stata coperta tutta la notte e mi sa che lo adopererò anche quest'inverno in casa...
  • lampada/pila e/o lanterna con i lumini, magari è un ottimo modo per smaltire il sacchetto che avete comprato all'ikea e che da anni vi gira nel ripostiglio!! Anche in questo caso è ben accetto un contributo sponsor ;-)
  • tavolo, del nostro Main Sponsor, ripiegabile con 4 sgabelli all'interno. Non proprio comodissimi, devo dire che una sedia con schienale ci è stata proprio bene, l'avevamo tra le precedenti attrezzature
  • borsa frigo con polaretti o meglio che mai se lo avete, noi no :-(, frigo a corrente come questo, ma per il momento è un investimento eccessivo.
  • fornello, valido questo anche se costosetto... chissà se ci vorrà un'altra ricarica del gas? 
  • presine per pentole, asciughino, tovaglia
  • pentole, prese da casa, una leggera per la pasta, bricco per il latte, caffettiera e scolapaste
  • citronella/zampirone e accendino
  • bacinella per lavare i piatti, detersivo e spugna
  • generi di consumo per primi pasti se si sbarca su un isola deserta: pasta, sale, olio, origano (fondamentale!), caffè, brick latte uht, tonno o sugo pronto, biscotti
  • coltelli, posate, piccolo tagliere, piatti, bicchieri, apribottiglie-cavatappi
  • corda per stendere (azz! l'abbiamo lasciata alle Tamerici di Cecina!! il campeggio della prova generale) ed acchiappini
  • stuoia per ampliare veranda
  • ombrellone
  • mazzuolo e picchetti migliori di quelli di serie
  • teli mare, solari
  • per toilette: carta igienica (meglio con bustina elegante per dirigersi con classe perso i servizi), asciugamano, articoli igiene ecc, ciabatte di plastica per doccia, accapatoi
  • medicine e pronto soccorso, cotone acqua ossigenata e cerotti per i piccina, post puntura o cortisone per pruriti vari, iperico post sole
  • pigiama! sfoggiate il vostro pigiama più bello quando andrete a lavarvi i denti ai servizi del camping!
  • presa industriale, prolunga e ciabatta elettrica - la corrente potrebbe essere compresa nella piazzola e anche se il vostro compagno, come il mio è eufemisticamente accorto nelle spese, potrebbe tornarvi comoda
  • carica batteria cellulare, reader, lettore dvd per bambini ecc
  • abbigliamento personale (come in colonia da bambina!): biancheria, costumi n. 2, pantalone lungo 1, scarpe chiuse n.1, scarpe aperte sandali per cammiare comodi! n. 1, copricostume/maglia lunga/vestito n.2, pantaloni corti n. 2, maglie maniche corte n.2, maniche lunghe n.1 - sembra niente, ma può bastare, cerco di auto convincermi da sola.
e poi mi sa che mi compro: 
  • la tanica per l'acqua, fa troppo campeggio! 

Conclusione, con 300 euri farete comodamente la famiglia Quechua in camping... lo farete una volta sola? bhe, avete cmq speso come in albergo/b&b ma vi sarete diverti non poco! 


sabato 21 giugno 2014

Roccia, mare e vento: Corsica in camping per incoscenti principianti con prole a seguito

Siamo pronti ad un esperienza da brivido. Niente bungee jumping. Qualcosa di meglio. Una settimana di ferie itineranti, per città, spiagge e montagne in campeggio, con figlia a seguito. E noi siamo dei novizi campeggiatori. C'è qualcosa di più incoscentemente eccittante?
Accettiamo consigli vari, cosa vedere, cosa mangiare, come accessoriarsi per l'essenziale e spartana vita in campeggio!
Vive la France!

Help us!

domenica 15 giugno 2014

Viterbo in 3B: bella, bagnata e buia

Si è conclusa la nostra settimana di vacanza in Puglia con la sosta a Viterbo.

Era da un po' che facevo la corte al Giardino dei Mostri di Bomarzo ed abbiamo puntato alla sosta viterbese proprio per visitare questo famoso giardino manierista.
Ma non mi sono tolta la voglia! ...anzi!
Infatti il tempo di ieri e di questa mattina è stato davvero inclemente e proibitivo e di Viterbo abbiamo visto poco e niente... anche perché l'illuminazione cittadina è praticamente inesistente.

Abbiamo soggiornato presso il Relais Paradosso in pieno centro storico, e questo ci ha permesso di sfruttare quelle poche ore senza pioggia nella serata di sabato.
Viterbo è una città particolare, assolutamente sincera e per niente "infiocchettata", schietta.
Belle le piazze - Piazza della Morte, Piazza del Gesù - e le sue fontane che aggiungevano acqua a quella caduta dal cielo. Grandi e profumati tigli, e magnolie, si affacciavano dagli alti muri che cingevano bei giardini di palazzi rinascimentali. Tanti ristoranti, tanti locali e tante macchine. ...ed è da lì forse, che attinge il suo gusto retrò, un po' anni ottanta, macchine ovunque, parcheggi impossibili, auto con velocità esose per strade strette e inerpicate.
Abbiamo mangiato al Ristorante Tre Re, che del retrò è l'essenza: perlinato alle pareti con incastonati attaccapanni e foto in bianco e nero dell'evento locale per eccellenza, un cero altissimo portato da 150 uomini a spasso da una chiesa all'altra. Buoni i piatti, ottimo il prezzo, consigliabile, solo dieci tavoli e tanti piatti locali; io ho approfittato della cicorietta cruda al pesto, pesto di Viterbo con acciughe e aglio ^_^.

A conclusione possiamo dire che: Viterbo merita una visita senza pioggia, che ci torneremo per vedere anche Bomarzo e Civita di Bagnoregio (la città del film di Sordi che fa il prete e prende quel lungo viadotto in motorino, ricordate?), che si mangia bene, un mix tra piatti umbri, laziali e toscani e che ci porteremo una torcia, perché risparmiano sull'illuminazione cittadina ^_^.

Terremo con noi il ricordo di questa unica notte viterbese, del temporale, della pioggia sul tetto di legno, dei profumi delle pareti di pietra e delle piante bagnate del giardino oltre la finestre e del canto degli uccellini sui rami. Viterbo trebi: bella, bagnata e buia.

mercoledì 11 giugno 2014

Lecce e Otranto, con shok.

Oggi giornata itinerante. Sveglia presto e via, seguendo le indicazioni stradali e senza una mappa verso Lecce, detta ormai amichevolmente in famiglia Licce.
Oramai per noi è un must: navigatore in panne, mappe a casa, e ci lasciamo guidare dalla creativa segnaletica pugliese.

Lecce ci accoglie con i suoi bei Giardini Pubblici, che oltreppassiamo come divi del cinema (vedi foto a fianco) verso la Basilica di Santa Croce, che ammiriamo in tutte le sue potenzialità, nonostante sia fasciat dai ponteggi. 
Si capisce subito che il valore di questa città è la pietra, il leccisu, un mix tra la porosa arenaria e il caldo tufo. La sua plasmabilità permette inauditi capolavolri di cesello che hanno fatto il barocco leccese.
Ci incamminizamo alla ricerca di piazza Sant'Oronzo, nome che io sento per la seconda volta in vita mia, ma che qui, sembra andare per la maggiore... La piazza è un'anomalia urbanistica: snodo di traffico, edificio misto gotico e rinascimentale in pietra candida sede dell'ufficio informazioni, un grande edicio razionalista in mattoni rossi e un teatro romano ormai sotto il livello della strada. Indecisi su cosa ammirare, ci siamo dati alla consumazione del pasticciotto leccese in una ottima pasticceria Caffè Alvino. Posso dire: boooonooooooo! L'ho preso alla crema pasticcera al limone ed era speciale, la Maghetta s'è fatta un maxi bignè e non ne ha ceduto nemmeno un morsino! Rifocillati, siamo entrati in bocca alla città, per entrare ed uscire da bellissime chiese come Sant'Irene e il Duomo, ma anche nei negozi, come Liberrima Kids oppure nel bel negozio di gioielli di cartapesta, arte tipica della città. A pranzo, in un ristoro trovato lungo la strada principale, abbiamo mangiata la famosa puccia leccese, che altro non è che un panino ripieno di tutte quelle cose buone che di solito si trova negli antipasti misti. Io però non mi son fatta mancare il purè di fave ;-).

Non contenti di tutte queste bellezze e bontà ci siamo diretti verso Otranto e il suo Castello Aragonese - fatto dagli Aragonesi per citare il cicereno su risciò al quale siamo passati vicino - a picco sul bel mare chiaro. La città è deliziosa e piena di negozini di souvenir anche interessanti e originali... ho visto orecchini bambola metropolitana - come direbbe la Marini - con un retrogusto di bon ton alla stessa cifra del nostro affitto a Casa la Strea per la settimana di ferie... Ma imprescindibile è la cattedale e il suo splendido mosaico sul pavimento. Bestiari medievali e l'albero della vita sul quale mia figlia a saltellato da un leone a una lingua di fuoco, bellisimo!

Tutto bello tranne lo shok finale.
Avevo messo il biglietto del parchimetro sul cruscotto della macchina, si, ma al contrario. Ci abbiamo trovato una bella multa, avevamo parcheggiato a duecento metri dal comando dei vigili urbani. Vigili, che ovviamente all'ora in cui sia andati a bussare erano chiusi. Sfiga, distrazione o sbadataggine? Quello che è, ma comunque non me lo meritavo. Ci starò più attenta e consideriamo questi 28 euri una donazione al comando dei vigili urbani di Otranto. Argh!

ps. le foto, se mai meriteranno, verranno poi.

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